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Web Design Milano: User Experience e Customer Journey per siti B2B.

Parklab STORIES: il nostro blog.

Aumentare il traffico sul proprio blog significa farsi conoscere da un pubblico più vasto, stabilire la propria posizione di esperti e, finalmente, aumentare la possibilità di ottenere lead interessanti.

In un mondo sempre più digitale, però, farsi notare non è cosa facile.
Per questo, in questo post sono illustrate alcuni consigli per ottenere più traffico sul proprio blog, sia per aziende B2B che B2C.

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Web Design Milano.

SEO, UX e customer journey saranno i protagonisti assoluti di questo 2021. Il motivo? Google ha già annunciato grandi cambiamenti per quanto riguarda il funzionamento del suo algoritmo: da maggio i Core Web Vitals diventeranno fattore di ranking, portando così ancora una volta l’esperienza dell’utente in cima alla lista delle priorità di Big G.

In altre parole, chi si occupa di web design a Milano, sede di molti talenti del settore,  o in altri hub internazionali, dovrà fare ancora più attenzione al percorso di acquisizione del cliente, soprattutto in un’ottica di leggerezza, chiarezza e facilità di fruizione di un sito web da parte dell’utente, specialmente quando parliamo di B2B.

 

Web design Milano: l’algoritmo di Google continua la sua corsa per migliorare la UX. 

Le modifiche di Google non sono certo una novità: da sempre infatti Big G perfeziona il suo algoritmo per rendere migliore, utile e semplice la ricerca web dei suoi utenti. Questa volta, annunciate con largo anticipo, le modifiche andranno a interessare la SEO per il posizionamento dei siti web e la UX, ovvero la struttura interna dei siti web in un’ottica di maggiore godibilità e facilità di utilizzo da parte degli utenti, ovviamente da più dispositivi.

Nel 2021 la navigabilità di un sito rappresenta uno degli obiettivi più importanti da perseguire: deve essere il più semplice e rapida possibile. Conta la facilità di utilizzo di un sito web: è importante che sia leggero, chiaro e che abbia al suo interno soltanto contenuti utili e comodi da trovare. Gli utenti infatti ci concedono pochi secondi, poi vanno a cercare altrove. E non è finita qui, perché se ci pensiamo bene, prima ancora degli utenti, è Google che percorre il nostro sito in lungo e in largo con i suoi spider, scansionandolo da cima a fondo.

 

Esperienza utente e ottimizzazione passano dai Core Web Vitals

Partiamo dal principio: con Core Web Vitals indichiamo una serie di metriche che vanno a influire, come abbiamo detto, sulla SEO e sulla UX, quindi sulla considerazione che Google ha delle pagine del nostro sito. Sono fattori tecnici, ovvero:

  • Largest contentful paint
  • First input delay
  • Cumulative layout shift

Tra poco andremo a vedere nello specifico di che cosa stiamo parlando (anche perché questi tre nomi non sono particolarmente intuitivi), ma per semplificare possiamo dire che i Core Web Vitals sono fattori tecnici inerenti a velocità, caricamento e layout delle pagine web di un sito. Per questo la gestione e manutenzione del sito web è davvero un passaggio importante per mantenere alte le performance.

 

LPC: Largest Contentful Paint. 

Questa è la metrica che misura la velocità di caricamento (di rendering) dell’elemento più pesante della pagina. In altre parole, quanto tempo passa tra il clic di un utente e il caricamento completo della maggior parte del contenuto presente in una pagina. Come consiglia Google, e come consigliano i migliori esperti di web design a Milano, dobbiamo tenerci al di sotto dei 2 secondi e mezzo.

 

FID: First Input Delay. 

In questo caso stiamo misurando il tempo che trascorre tra l’interazione dell’utente e la risposta del browser a quella stessa interazione. Cioè, quanto tempo impiega il browser a rispondere. Il tempo stimato di FID dovrebbe essere inferiore a un decimo di secondo.

 

CLS: Cumulative Layout Shift.

Con questa metrica misuriamo i cambiamenti improvvisi di layout della pagina, ovvero la stabilità visiva. Spesso infatti i link, le immagini o alcuni campi sulla pagina cambiano posizione in fase di caricamento. Anche qui il valore da tenere è 0,1 secondi.

 

Web design Milano B2B: Mobile First Indexing.

Il posizionamento da mobile è ovviamente diverso rispetto a quello da desktop: Google cambia la SERP a seconda dei contenuti, ma anche di altri fattori come luogo geografico e dispositivo utilizzato. Ecco perché, soprattutto quando parliamo di B2B, il mobile first ranking assume un’importanza strategica enorme: Google ha una nota predilezione per il mobile. Infatti il crawling effettuato dal motore di ricerca di Mountain View analizza prima il sito mobile, poi quello desktop: tutto ciò che non trova nel primo, non viene preso in considerazione in termini di posizionamento, anche se fosse presente nel secondo. Questo è Mobile First Indexing.

Da qui il fatto che sviluppatori e web designer vedranno (hanno già visto, in realtà) complicarsi il lavoro quando si parla di siti responsive: se un tempo era possibile escludere alcuni contenuti presenti sul desktop, per alleggerire il sito mobile, per quanto abbiamo detto finora questo non sarà più possibile. O meglio, non sarà più conveniente. Tutti i brand, in quest’ottica, dovranno organizzare i propri spazi web in una direzione quasi minimalista: tenere le cose essenziali, eliminare il superfluo. Immaginiamo di abitare in 200mq e di doverci trasferire in 50: conservare l’essenziale e buttare via il resto sarà la nostra regola. Specialmente quando parliamo di aziende e siti rivolti a mercati B2B.

 

Web Design Milano: come ottimizzare la UX e il customer journey nel 2021. 

Abbiamo un po’ di tempo e tanti strumenti a disposizione per ottimizzare i nostri siti web, ma prima ancora di discutere dei tool da utilizzare, vogliamo fare un piccolo elenco di best practices da seguire:

  • Come va la versione mobile del nostro sito? Facciamo una scansione visiva partendo dalla SERP: guardiamo se manca qualcosa nei nostri title e nelle nostre meta description. Poi valutiamo all’interno delle nostre pagine quali sono le informazioni che vorrebbero trovare i nostri potenziali clienti. Infine con un tool come PageSpeed Insight possiamo verificare la velocità di caricamento del nostro sito web, in un punteggio da 1 a 100, e scoprire quali punti possiamo migliorare per offrire un servizio migliore agli utenti e per far contento Google.
  • Come si vedono da mobile i contenuti nuovi? La prima domanda, quando creiamo un nuovo contenuto, dev’essere sempre questa. La versione mobile del nostro sito comanda sempre, perché è la priorità di Google.
  • Il nostro sito è godibile da tutti i tipi di schermo? Per chi non si occupa di programmazione, sembra un dettaglio trascurabile, ma è una cosa importantissima. Perché anche restando all’interno della macro-area mobile, ogni smartphone ha uno schermo differente, addirittura modelli diversi della stessa casa madre hanno dimensioni completamente differenti. Immaginiamo allora quanta differenza c’è tra un tablet, un iPad, un pc e un telefono. Da qui la necessità di adottare strategie diverse anche per quanto riguarda l’inserimento dei moduli di contatto o delle call to action in un’ottica di miglioramento della UX. Tutto questo si chiama reattività. Una parola che sentiremo sempre più spesso, come un vero mantra.

Web design a Milano o a New York, non importa: la mappa della nostra costumer journey deve essere pensata e strutturata nel dettaglio, per rispondere a una strategia che porti gli utenti, soprattutto nel B2B, a scegliere noi come partner commerciali, e i nostri prodotti o servizi prima di quelli della concorrenza. L’itinerario della nostra marketing persona infatti deve seguire il percorso del potenziale cliente tracciando la strada, facilitando le interazioni e portando così a una conversione che avviene in modo dolce, quasi naturale.

Per creare una costumer journey map dobbiamo disegnare il percorso dell’utente, mettendo insieme i suoi bisogni e la nostra offerta, dal primo incontro fino alla fase di evangelist del nostro brand. Le tappe, in modo schematico, sono:

  1. Analisi marketing buyer personas
  2. Individuazione tappe del percorso cliente
  3. Definire i touchpoint di interazione tra azienda e utente.

 

Partendo dal punto 3, la SEO e la UX rappresentano gran parte del lavoro che andremo a fare per facilitare le interazioni, per rendere più semplice la ricerca dell’utente nei nostri contenuti, quindi per semplificare la conversione. Va da sé che ogni tipologia di funnel prevede strumenti e approcci differenti nelle varie fasi: nel B2B, ad esempio, la fase di consideration è sempre molto più ampia rispetto a quella del B2C, perché le valutazioni di un ufficio acquisti sono ben diverse, più attente, rispetto a quelle di un consumatore classico.

 

La costumer journey nei siti web B2B

Riprendendo quanto stavamo dicendo a proposito della differenza tra B2B e B2C, i canali web dedicati al business devono assumere caratteristiche differenti, già in fase di progettazione, rispetto a quelli dedicati al commercio al dettaglio e ai consumatori finali. Hanno caratteristiche diverse proprio perché la costumer journey, ovvero il viaggio del potenziale cliente, è diversa. Obiettivi e bisogni degli utenti sono diversi, allo stesso modo delle varie fasi del funnel.

 

Costumer journey e fase di consideration nel B2B. 

Il cliente del B2B ha bisogno di tempi di consideration più lunghi, di informazioni maggiori e più dettagliate, rispetto al B2C, dove invece si punta a snellire al massimo il processo di acquisto per velocizzare la conversione. Il target B2B sa che cosa cerca e che cosa vuole, conosce i nostri competitor e spesso è già in contatto anche con loro. Quindi parte del nostro gioco si deve spostare sulla relazione con il cliente, offrendo contenuti molto approfonditi e ricchi, tabelle comparative ed eventualmente configuratori di prodotto, oltre agli strumenti di condivisione delle informazioni, visto che spesso la decisione è presa da più persone.

 

I canali e le modalità di vendita nel B2B. 

Dobbiamo avere la possibilità e soprattutto la capacità di parlare a più utenti, portatori di interessi differenti. Dobbiamo avere canali e modalità di vendita differenti, perché ogni interlocutore parla una lingua diversa, cerca informazioni diverse, si rapporta con noi (o con i nostri venditori) in modo diverso.

 

B2B: quando il servizio è tutto.

Il servizio ha un ruolo importante nel business rivolto al business: installazione, configurazione, manutenzione e assistenza sono aspetti cruciali quando scegliamo un prodotto costoso e che andrà a incidere sul nostro lavoro. Pensiamo ad esempi alla vendita di componenti meccanici o chimici, di macchinari, o alle imprese multiutility. In quest’ottica, i servizi che offriamo, magari su misura, si rivelano la carta vincente della nostra costumer journey: resta soltanto da proporli nel modo giusto, attraverso un ottimo lavoro di web design e più in generale di presentazione della brand identity

 

Quando la SEO incontra la customer journey.

Il primo punto di incontro, oggi, è il web. Che si tratti di B2B o B2C, la Rete è il primo luogo dove prendere informazioni, confrontare prodotti e servizi, conoscere nuove aziende e richiedere informazioni. In tutto ciò, la SEM gioca un ruolo fondamentale, perché attraverso la ricerca organica e l’advertising tutti hanno la possibilità di emergere nel mare magnum dell’offerta.

Tutte queste operazioni, se ci pensiamo bene, nella quasi totalità dei casi avvengono attraverso la mediazione di un motore di ricerca. Ecco perché la SEO assume un ruolo importantissimo all’interno della nostra strategia. Parliamo non soltanto dei primi risultati organici della SERP, ma anche, per esempio, dei featured snippet, risorse sempre più utilizzate dagli utenti perché rapide e comode. E siamo soltanto nella fase di awareness.

Se passiamo alla fase di consideration dobbiamo analizzare gli intenti di ricerca degli utenti, le query ad alto volume di traffico, e dare una risposta concreta con contenuti ben strutturati ed esaustivi, per diventare un punto di riferimento e avere un vantaggio competitivo sulla concorrenza.

Stesso discorso per le fasi successive alla conversione, quelle post-vendita, dove il nostro cliente diventa brand ambassador e il lavoro di referral si trasforma in uno degli strumenti più potenti che abbiamo a disposizione. A patto, però, che riusciamo a far emergere i contenuti positivi e a rispondere velocemente alle critiche e soprattutto alle domande.

Conclusioni

Quando parliamo UX e di percorso d’acquisto dell’utente, dobbiamo sempre valutare ogni singolo touchpoint per quello che potrebbe offrire all’utente e quindi per l’opportunità che abbiamo: è vitale dedicare massima cura e attenzione ad ogni canale e a ogni contenuto, soprattutto quando ci rivogliamo a clienti esperti, attenti ed esigenti come quelli del B2B.
Questo fa tutta la differenza del mondo tra una buona e una pessima strategia.

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