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Il branding B2B è, oggi, uno dei temi più sentiti nel mondo del marketing e del design.
Infatti, anche se influenza del branding è ormai indiscutibile e percepita in ogni mercato, da ogni azienda e da ogni singolo consumatore, ci ha messo anni ad arrivare ai mercati B2B.
Per questo motivo, il settore business-to-business (B2B) ha oggi un’opportunità unica di capitalizzare l’esperienza accumulato negli ultimi 2-3 decenni dalle aziende B2C, sempre con un occhio critico, coraggio, capacità di adattamento e auto-consapevolezza.

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Le emozioni contano, anche nei mercati B2B
Anche se, al giorno d’oggi, il branding B2B è ormai realtà, persiste ancora un grande equivoco.
Infatti, la maggior parte dei marketers e dei marchi B2B credono ancora di non dover mai emozionare, di non dover mai assumere una posizione che sembri pienamente umana.
Gli affari sono affari, giusto?
Questa visione pragmatica dei mercati B2B, in netta contrapposizione con i brand del B2C (business-to-consumer), impone un approccio al branding molto differente per le due realtà.
Una divisione netta.
… ma i dati dicono il contrario.
Secondo uno studio di CEB Marketing, in collaborazione con Google e Motista e risalente al lontano 2013 sottolineò già all’epoca che sette marchi B2B su nove avevano legami emotivi con più della metà dei loro clienti.
Inoltre, non siamo così logici come ci piace pensare. Gerard Zaltman, ricercatore della Harvard Business School, ha inoltre dimostrato che il 95% del nostro processo decisionale avviene nella mente subconscia nel suo studio “How Customers Think“.
Nel mondo di oggi, non dovrebbe più sembrare impossibile immaginare un’azienda B2B con una forte identità, anche emotiva.
Un buon esempio è sicuramente Mailchimp, che ha fatto del suo branding il suo punto di forza e che non non ha bisogno di una cravatta e di un gergo commerciale per impressionare la sua base di clienti.
Risulta così accattivante, innovatrice, rinfrescante anche, e soprattutto, perchè in contrapposizione con la vecchia guardia, con un enorme panorama di aziende senza un forte branding B2B, senza identità, senza emozioni.
È la prova che l’auto-consapevolezza e il coraggio di osare fanno la differenza, nel branding B2B.
Concentrarsi sul perché, non sul cosa.
Il coraggio e l’auto-consapevolezza sono oggi fondamentali nel branding B2B perchè la maggior parte delle aziende si concentra ancora su “cosa” fanno , invece che sul “perchè” lo fanno.
Parte essenziale di ogni strategia di branding B2B, il perché risponde a una richiesta più ampia, rendendo il marchio più apprezzabile, più connesso emotivamente con chi ci entra a contatto.
Rivela dal primo momento la dimensione umana del marchio, e solo in seguito le sue caratteristiche, ovvero il modo in cui il marchio adempie alla sua missione nel quotidiano.
Il perchè è oggi al centro della maggior parte delle migliori strategie di rebranding e brandign B2B, ma non è ancora mainstream.
Anche nei mercati B2B, il “perchè” ha un ruolo fondamentale nel processo decisionale.
Non sfruttare questo potenziale significa perdersi un passaggio fondamentale nel processo di costruzione della fiducia nel brand.
Infatti, il processo parte sempre con la costruzione di una relazione, e poi con una decisione.
Ovviamente, prima di poter parlare e raccontare il proprio perchè, questo va compreso.
Non solo da un punto di vista superficiale, ma in modo profondo, comprendendo come questa verità penetra ogni aspetto della vita aziendale, ogni decisione, e sapendo anche costruire la storia che ne deriva.
Ovvero, uno storytelling aziendale.
Grazie a questa profonda auto analisi, è possibile trovare il proprio linguaggio emotivo per connettere con i potenziali clienti e con i clienti attuali, costruendo relazioni di valore.
È qui che le aziende leader si distaccano dalla concorrenza: permettendo alla loro autenticità e alla loro capacità relazionale di prendere una posizione di rilievo nel loro branding B2B, liberandosi del gergo commerciale come anima primaria dell’azienda.
Questo non significa, però, che si possono tralasciare altri aspetti: una buona offerta commerciale è sempre fondamentale, ma non più sufficiente.
Il cambiamento è iniziato.
Fortunatamente, la rivoluzione del branding B2B è iniziata.
Oggi, è ancora poco visibile in Italia, ma nei mercati statunitensi ed Europei si iniziano a vedere grandi marchi che fanno del perchè il loro forte, il perno della loro comunicazione.
In questo modo, stanno aprendo la strada anche a realtà più piccole, causando un cambiamento enorme nei mercati e nelle relazioni business-to-business.
I dati, inoltre, confermano che l’arrivo di millennials e Gen Z nelle posizioni con poteri decisionali B2B sta accrescendo questo cambiamento.
La vecchia tesi secondo la quale il branding B2B deve sembrare stantio, poco o per niente descrittivo, sempre commerciale per apparire sicuri e affidabili sta scomparendo rapidamente, e per fortuna.
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