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La guida completa per capire chi è e cosa fa un Brand manager

Parklab STORIES: il nostro blog.

La figura del Brand Manager è sempre più ricercata, non solo dalle start up più moderne.

Però, come spesso accade con le nuove figure professionali, questo ruolo può risultare  enigmatico e complesso, soprattutto per i non addetti ai lavori.

In questo articolo, scopriremo chi è, di cosa si occupa e perché è così importante il brand manager, comprendendone meglio anche il percorso formativo.

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La base: ogni azienda è (o può essere) un brand

Per Brand si fa riferimento alla combinazione di elementi che fungono da segno distintivo e identificativo di una impresa, come il suo nome, lo slogan, il logo, il suo stile di comunicazione e lo storytelling che la circonda, ma anche la reputazione che ha.

In italiano si può anche parlare di “marca”.

In ogni caso, il brand racchiude in sé non solo l’immagine visuale e lessicale di un’azienda, ma anche i principi che la contraddistinguono e il valore aggiunto che apporta e che la differenzia dai suoi competitor e che, in un certo senso, determina il rapporto con il suo target specifico.

Proprio per questo, ogni  azienda è un brand, o almeno ha il potenziale per diventarlo.

Fungere da guida in questo è il ruolo del brand manager.

Il brand manager: le sue funzioni e competenze

Lavorare come brand manager significa sviluppare una strategia e un’identità aziendale che sia capace di distinguere l’azienda dalla concorrenza e di costruire un rapporto continuativo e di valore con i clienti, anche potenziali.

Proprio perché il concetto di brand è così ampio, non solo legato agli aspetti visuali quali logo e color palette, questo lavoro implica una familiarità con molti aspetti del marketing, della comunicazione e del design.

Per esempio, con le ricerche di mercato, il content marketing, il copywriting, il marketing digitale, il social media marketing e il design.

Queste competenze devono essere tali da permettere la gestione dei team di professionisti e dei progetti, anche se non ci si aspetta necessariamente che il brand manager svolga queste mansioni direttamente.

La sua conoscenza serve infatti a guidare lo staff nella creazione di messaggi e risorse in grado di allinearsi con il marchio e di rafforzarne la posizione sul mercato.

Inoltre, poiché il brand manager è responsabile della supervisione di qualsiasi aspetto del marketing che abbia a che fare con il brand, per creare e mantenere un’identità aziendale coerente e funzionale alla crescita, spesso è responsabile di:

  • Condurre ricerche di mercato, al fine di analizzare i dati per individuare tendenze, intuizioni e informazioni;
  • Svolgere una costante attività di analisi, sia qualitativa che quantitativa, del mercato e dell’andamento dell’azienda, per identificare migliorie e best practices;
  • Studiare attentamente il target, le sue necessità e preferenze, al fine di sviluppare e individuare sempre nuovi modi per raggiungerlo;
  • Fornire consulenza ai diversi team aziendali sulla strategia di branding;
  • Comunicare con i responsabili del marketing per garantire l’allineamento delle loro azioni con il brand e redigere il marketing plan;
  • Gestire progetti in varie fasi di sviluppo;
  • Amministrare il budget dedicato alle iniziative di branding;
  • Gestire le pubbliche relazioni aziendali, identificando i canali più appropriati e mantenendo le relazioni con questi;
  • Costruire e mantenere rapporti con diversi stakeholder aziendali;

Per poter svolgere tutti questi compiti, un buon brand manager deve padroneggiare l’uso di diversi strumenti.

Tra questi, quelli relativi a:

  • Monitoraggio dei social media (per esempio Hootsuite e Sprout);
  • Gestione delle relazioni con i media (tra i più popolari troviamo Meltwater e Cision) Muckrack);
  • Customer relationship management (ovvero CRM, per esempio Hubspot e Salesforce);
  • Visualizzazione dei dati (come Datawrapper o Google Charts).

Cosa serve per diventare brand manager?

Diventare brand manager richiede spesso una combinazione di istruzione superiore ed esperienza.

Anche se non esiste un percorso di studi dedicato a questa professione, a volte le aziende richiedono un titolo di studi in marketing, comunicazione o economia.

Non si tratta di una regola generale, in ogni caso, ed esistono molti corsi dedicati al mondo del branding che possono rivelarsi utili.

Tra i corsi o le specializzazioni più utili troviamo:

  • Comunicazione;
  • Copywriting;
  • Marketing Strategy;
  • Branding e Design;
  • Project Management.

Spesso, in ogni caso, si arriva a questa posizione dopo aver ricoperto altri ruoli gestionali.

Per esempio, lavorare come analista di ricerche di mercato, social media manager, content marketing manager o digital marketing manager può fornire le basi necessarie per diventare brand manager.

Poi, ovviamente, anche le cosiddette soft skills hanno un ruolo fondamentale nella carriera di un brand manager.

Per esempio, la motivazione, l’ambizione, la capacità di lavorare in un team, di gestirlo e di acquisire nuove capacità e conoscenze possono fare la differenza.

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